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pianta del sapone

La pianta del sapone: storia e coltivazione

La pianta del sapone è un albero tipico dei paesi asiatici, in particolare India e Nepal. Produce frutti tondi, detti drupe, al cui interno la polpa è costituita da saponina, sostanza tensioattiva non ionico con alte proprietà detergenti. Ha un profumo che rimanda alla carruba ed è caratterizzata da un’azione sgrassante. Il seme di questa pianta, invece, si presenta come una perla nera e lucida che una volta veniva utilizzata per realizzare le corone dei rosari ed oggi per fabbricare collane, bracciali, orecchini e diversi oggetti ornamentali.

Storia della pianta del sapone

Il nome originale di questa pianta esotica è Sapindus, della famiglia delle Sapindaceae, che include una dozzina di arbusti e alberelli di regioni calde e tropicali del continente asiatico. Le origini sono oscure perché sono contese fra Cina e India, paese in cui tale albero è molto diffuso nella zona del Gange.

È proprio in quest’ultimo Paese, e precisamente in un complesso religioso risalente al VI secolo a.C. che si sono ritrovate tracce di noci di sapone già utilizzate in quei tempi. È dunque presumibile che già da allora quelle popolazioni avevano risolto il problema dell’igiene personale affidandosi all’aiuto di una pianta.

Fra le diverse piante contenenti saponina quella con il frutto a più alto indice di saponina vi è il Sapindus mukorossi, le cui noci sono benefiche non solo per la pulizia ma vengono ritenute un medicinale efficace nelle cure ayurvediche e soprattutto per rinforzare il cuoio capelluto, per l’igiene e la cura dei capelli. In Cina, questo frutto viene utilizzato anche per combattere le malattie della pelle e per attenuare le lentiggini.

La coltivazione

La coltivazione della pianta del sapone è diffusa nel Kerala, nella pianura del Gange e sui declivi dell’Himalaya ad un’altezza da 200 a 1.500 metri. Dopo circa nove anni di crescita produce frutti per quasi un secolo ed è un ottimo fertilizzate e quindi blocca il processo di desertificazione. Questo albero inoltre trasforma il CO2 in ossigeno riequilibrando il surriscaldamento dell’atmosfera. Le saponine sono inoltre biodegradabili e si smaltiscono mediante compostaggio.

Supera i 10 metri di altezza ed ha una chioma di cinque metri di diametro. Quando la drupa diventa matura si raggrinzisce e diventa rosso bruno e la polpa gommosa. Il raccolto del frutto avviene fra settembre ed ottobre, quando il frutto risulta vischioso ed ha un colore dorato. Quindi si estrae la polpa e si lascia essiccare il guscio. L’interno della drupa contiene il seme nero e lucido che, come detto, viene usato per creare monili.

La caratteristica della pianta del sapone è di essere robusta (il legno è duro e viene usato in falegnameria) e quindi poco soggetta a malattie ed attacchi di insetti. I semi geminano facilmente ma la pianta deve diventare adulta per poter fiorire e fruttificare. Bisogna attendere una decina d’anni dalla nascita alla produzione di frutti. Però è longeva ed una volta cresciuta, produce in abbondanza frutti per circa un secolo.

Le noci del sapone vengono raccolte a maturazione completa, viene tolto il seme e si fa essiccare la buccia in modo del tutto naturale. Per quanto riguarda il seme, prima di seminarlo conviene conservarlo almeno per 24 ore in acqua tiepida. L’albero del sapone sopporta temperature sino a sotto lo zero.

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